Il canto della rivolta: il triste – e bellissimo – epilogo degli Hunger Games

Autore: Suzanne Collins
Titolo: Hunger Games – Il canto della rivolta
Traduzione: Simona Brogli
Editore: Mondadori
Collana: Chrysalide
Pagine: 427

Voto: 8 su 10

Dopo la rappresaglia del governo di Capitol City che ha distrutto il Distretto 12, l’esercito dei ribelli, incoraggiato dalle gesta di Katniss Everdine, – ormai rassegnata a incarnare il ruolo della Ghiandaia Imitatrice – muove l’assalto al regime totalitario del presidente Snow, che da 75 anni costringe alla fame le terre del Paese di Panem.

Con Il canto della rivolta si chiude l’epopea degli Hunger Games con un romanzo aspro, spiazzante e sovrabbondante di avvenimenti dolorosi. Forte di uno stile di scrittura asciutto ed essenziale, che ben si sposa con la crescente complessità della trama intessuta, questo romanzo cerca, attraverso svolte narrative inaspettate e non banali, di trasformare il percorso della sua protagonista in un apologo etico sulla brutalità della natura umana e sul prezzo che è costretto a pagare chi sopravvive agli orrori di una guerra che sacrifica, in nome dell’obiettivo finale, ogni tipo di innocenza.

Katniss, Peeta, Gale e tutti gli altri protagonisti che nei due libri precedenti i lettori hanno imparato a conoscere e ad amare, sono chiamati, tutti, a scelte difficili, che li induriscono, abbruttendoli nel corpo e nell’animo, e li trasformano fino a disorientare completamente il loro pubblico, assecondando in questo l’intento dell’autrice di affrancare definitivamente il suo lavoro dall’etichetta di libro per giovani adolescenti. Da saga fantasy con un importante elemento di critica alla narcotizzata società delle immagini, in cui i reality show sono il panem et circensem che ottunde le odierne masse, Il canto della rivolta trasforma l’epopea immaginata da Suzanne Collins in un vero e proprio romanzo di guerra.

Non c’è nulla di consolatorio nell’evolversi della storia, l’epilogo di questa saga letteraria non cerca l’approvazione, né il sorriso, dei tanti adolescenti – e non – che speravano in un lieto fine alle avventure di un’eroina in cui tutti, uomini e donne, avevano avuto gioco facile nell’identificarsi. Ed è proprio nell’epilogo terrificante e nient’affatto consolatorio, che risiede il merito più grande di questo lavoro letterario. L’ultimo capitolo della trilogia degli Hunger Games, nella sua asprezza, afferma una verità tanto crudele quanto dolorosamente reale: nelle guerre fratricide per il potere, nei conflitti che oppongono gli uomini ad altri uomini, non esiste, mai, nessun vincitore, solo diversi tipi di sconfitta e superstiti che, loro malgrado, devono imparare, nell’assordante silenzio che viene dopo la battaglia, a convivere con i fantasmi del loro passato.

Comprese le moderne eroine femministe come Katniss Everdine.

Marco Moraschinelli

One Response to Il canto della rivolta: il triste – e bellissimo – epilogo degli Hunger Games

  1. Nancy ha detto:

    Credo che scrivere una trilogia in prima persona sia stata un impresa ardua, ma anche un errore, soprattutto perché la sola conoscenza di katniss non può soddisfare un lettore curioso di conoscere quel mondo bizzarro e quei cittadini altrettanto particolari. Fortunatamente sulle bizzarrerie del posto ci hanno illuminato quando la protagonista fu scelta come tributo e preparata da stilisti ed estetisti di capitol city. Tuttavia ciò che manca e ritengo più importante dei dettagli di capitol city è ciò che pensa snow visto che dobbiamo vederlo come un antagonista e la sua mente contorta dovrebbe essere considerata. Per non parlare del fatto che di ciò che non riguarda katniss non si sa nulla, come ad esempio il salvataggio di peeta. Ma la cosa che più mi ha deluso in assoluto è la fretta con cui si è conclusa una trilogia che ha appassionato tante persone. Iniziamo col dire che non si sa a cosa si riferisca snow riguardo la coin e come sappia quello che lei brama, se realmente la coin pensava di impadronirsi di capitol city ed eliminarla, perché aveva mandato peeta a combattere sapendo la sua instabilità. Realmente la coin era diventata un ulteriore minaccia? E haymich che la riporta al distretto 12 ed è quasi l unica a starsene segregata di nuovo li. Cosa fa gale nel distretto 2 tanto importante da vedersi in tv? Gli hunger games sono realmente finiti o hanno continuato considerando che la maggioranza era a favore? E la sorte degli altri tributi? Infine ma non meno importante perché intorno a questo gira tutta la storia… L amore tra katniss e peeta? Riassunto in meno di una pagina cercando di buttare li anche qualche notizia sul figlio di finnick e la madre di katniss. E la famosa perla che lei conservava gelosamente? Già nella mia mente romantica avevo immaginato che sarebbe diventata un anello nuziale. Sembra invece che la nostra eroina sia arida e lasci scorrere la sua vita per inerzia quasi accontentandosi. Forse è solo shockata dalla guerra e dagli hunger games ed è questo che la scrittrice vuol far trasparire, e in Tal caso è un finale triste se si pensa che tutto gira intorno a questo amore incondizionato e dolce di peeta e questa incertezza dei sentimenti di katniss, ma pare che così sia rimasto.

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