“I giganti della montagna” di Luigi Pirandello, uno spettacolo di Roberto Latini, la recensione

I GIGANTI DELLA MONTAGNA
di Luigi Pirandello

adattamento e regia Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti
luci Max Mugnai
con Roberto Latini
video Barbara Weigel
elementi di scena Silvano Santinelli, Luca Baldini
assistenti alla regia Lorenzo Berti, Alessandro Porcu
direzione tecnica Max Mugnai
movimenti di scena Marco Mencacci, Federico Lepri
organizzazione Nicole Arbelli
foto Simone Cecchetti

In scena al Teatro Vascello di Roma l’11 e 12 aprile

Voto: 8½ su 10

È un delirio visivo ed acustico lo spettacolo teatrale che Roberto Latini allestisce per raccontare “I giganti della montagna”, ultima opera – incompiuta – di Luigi Pirandello.

La storia, già concepita dal suo autore come inverosimile, racconta l’approdo di una compagnia di attori girovaghi presso uno sperduto casale presso il quale dimorano entità evanescenti, che suggeriscono alla contessa Ilse, che guida la compagnia dei teatranti, di mettere in scena la propria commedia al cospetto dei giganti della montagna, figure mitologiche che evocano nella comunità degli uomini sentimenti ancestrali di riverenza e paura.

I-giganti-della-montagna2L’opera, una riflessione sul compito dell’Arte e sulla sua difficoltosa ricezione da parte del pubblico, viene qui rappresentata attraverso una serie di artifici scenici di grande impatto rappresentativo: frastuoni acustici, distorsori sonori, veli che calano sulla quarta parete, il tutto a creare una rappresentazione che ha il mood di un incubo delirante, tanto affascinante quanto respingente.

Lo choc, visivo ed emotivo, che Latini suscita con il suo impegno di artista performativo – mattatore unico sul palco del Teatro Vascello – può conquistare o infastidire la platea a cui si rivolge, ma soggettività dell’osservatore a parte, è un “disturbo” necessario, forse la chiave più adatta a tradurre il ragionamento pirandelliano sulla presunta difficoltà nella decodificazione delle rappresentazioni teatrali.

Piaccia o non piaccia un simile incontro con questa forma di arte contemporanea, è impossibile non riconoscere a Latini il merito di aver dato corpo a immagini possenti e abilmente evocative, tramutatosi lui stesso, sul palco, in gigante, capace con il suo manifestarsi di varcare la soglia liminare tra scena e platea, immaginazione e concretizzazione dell’idea stessa.

Marco Moraschinelli

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