Full Monty: uno spettacolo che mette a nudo l’anima e non solo

Titolo: The Full monty
Presentato da: PeepArrow produzioni
Regia: Massimo Romeo Piparo
Con: Paolo Calabresi, Gianni Fantoni, Sergio Muniz, Paolo Ruffini, Jacopo Sarno e Pietro Sermonti

Voto: 6½ su 10

La crisi ha messo in mutande gli italiani, ma c’è addirittura chi ha deciso di togliersi pure quelle, con il miraggio di guadagnare 50.000 euro a sera. Non stiamo parlando della escort di turno ma degli squattrinati organizzati di The Full Monty.
Lo spettacolo è in scena al teatro Sistina, prodotto dalla PeepArrow di Massimo Romeo Piparo e vede nel cast: Paolo Calabresi, Gianni Fantoni, Sergio Muniz, Paolo Ruffini, Jacopo Sarno e Pietro Sermonti.
Il sipario aperto potrebbe in parte rovinare la sorpresa, quel brivido di leggera eccitazione che si ha sempre per via del mistero nascosto dietro le tende rosse, tuttavia non è questo a pregiudicare le sorti della messa in scena.
Il tema è attuale e viene affrontato con una certa coscienza e creatività, l’umorismo si tinge spesso di amarezza, come è giusto che sia visto che si parla di licenziamenti e necessità di reinventarsi per trovare una realizzazione personale.big_TfM1 In generale quello che colpisce è la netta differenza tra il primo (lunghissimo) tempo ed il secondo che è decisamente più fiacco e con intermezzi musicali meno accattivanti. Se poi è vero che è pienamente apprezzabile la presenza di canzoni originali (con dei testi interessanti e molto attuali) è anche vero che un po’ si sente la mancanza delle Hit che hanno fatto il successo del film nel 1997. Un po’ tutto il pubblico si aspettava di ascoltare “You sexy Thing” e “Hot Stuff”, solo per citare le più rappresentative della colonna sonora che valse a Anne Dudley l’oscar.
Tra i protagonisti Sermonti eredita benissimo il ruolo che fu di Robert Carlyle, ma sicuramente l’interprete che più conquista e stupisce per le doti vocali è Gianni Fantoni, irresistibilmente simpatico. Il Caballo belloccio di Sergio Muniz invece presenta delle carenze in campo vocale e ogni tanto si perde il tempo durante le coreografie.
Volendo identificare un altro difetto a questo progetto si dovrebbe citare un copione troppo lungo con scene che potevano essere eliminate senza nulla togliere alla trama, ma permettendo una maggiore scorrevolezza; in certi punti i dialoghi tra l’altro favorivano la dispersione dell’attenzione, recuperata solo grazie alle buone doti comiche dei suoi interpreti.
Sicuramente rispetto all’altra produzione della PeepArrow (My fair Lady) il salto di qualità c’è stato, ma non è ancora abbastanza, serve applicarsi di più per raggiungere i livelli di eccellenza che ci si aspetta da produzioni che vantano nomi così importanti.

Maddalena Mannino

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