“Frankenstein Junior”, il musical che “diventerà molto popolare”

FRANKENSTEIN JUNIOR

un musical di Mel Brooks
testo: Mel Brooks e Thomas Meehan
musiche e liriche: Mel Brooks
regia e coreografie originali: Susan Stroman
scene: Gabriele Moreschicostumi, Carla Accoramboni
coreografie: Gillian Bruce
vocal coach: Lena Biolcatidisegno
luci: Valerio Tiberi
disegno fonico: Enrico Porcelli
regia: Saverio Marconi
regia associata: Marco Iacomelli
traduzione e liriche italiane: Franco Travaglio
Adattamento di Saverio Marconi e Michele Renzullo
organizzazione generale: Michele Renzullo
con: Giampiero Ingrassia, Giulia Ottonello, Mauro Simone, Altea Russo, Valentina Gullace, Fabrizio Corucci, Felice Cascinano, Davide Nebbia, Roberto Colombo, Michele Renzullo
produzione: Compagnia della Rancia

In scena al Teatro Brancaccio di Roma fino al 2 dicembre

Voto: 10 su 10

L’avevamo già recensito nella passata stagione teatrale, ma la riproposta di Frankenstein Junior nuovamente al Teatro Brancaccio, è stata l’occasione buona per riparlarne. E rivederlo, lo ammettiamo. Perché il musical di Mel Brooks, che l’abilissimo Saverio Marconi ha diretto nell’allestimento italiano su precise indicazioni del regista americano, si conferma come una delle più straordinarie produzioni (l’unica?) nel nostro paese, al pari del meglio della grande tradizione di Broadway. L’eccellenza è palese sotto ogni punto di vista, la macchina spettacolare brilla e non si affatica mai, tutti gli interpreti sono talmente bravi che ci si vorrebbe alzare in piedi ad applaudirli ogni cinque minuti, la maniacalità dell’ingranaggio scenico è di altissimo professionismo. Il testo? Un capolavoro di comicità, nonostante alle spalle ci sia un cult movie con quasi quarant’anni sul groppone. Com’è possibile ridere ancora come ragazzini  quando i cavalli nitriscono al suono del nome di Frau Blucher, o con il gobbuto Igor che esclama “Lupo uluLì, castello uluLà”? Ebbene, è possibile, anzi, è certo. Il merito è di Mel Brooks, il genio che nel lontano 1974 diede vita all’indimenticabile parodia, rigorosamente in bianco e nero, dei film di James Whale, e che con altrettanta maestria seppe trasformarla in un fenomenale copione musicale, ma anche di una squadra di talenti impareggiabile, capace di reggere qualunque confronto e con tanto di rilascio mancia. Si esce dal teatro ubriachi di gioia e di bravura. Quanti applausi, dopo l’uso si consiglia una crema emolliente per mani.

Giuseppe D’Errico

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