“Famiglia”, uno spettacolo scritto e diretto da Valentina Esposito, la recensione

FAMIGLIA
di Valentina Esposito

con Alessandro Bernardini, Christian Cavorso, Chiara Cavalieri,  Matteo Cateni, Viola Centi, Alessandro Forcinelli, Gabriella Indolfi, Piero Piccinin, Giancarlo Porcacchia, Fabio Rizzuto, Edoardo Timmi, Cristina Vagnoli e con Marcello Fonte
Costumi Mari Caselli
Scenografia Andrea Grossi
Luci Alessio Pascale
Musiche Luca Novelli
Fonico Maurizio Capitini
Assistente di Scena Simona Prundeanu
Foto di Scena Jo Fenz

In scena dal 16 al 20 gennaio 2019 al Teatro India di Roma

Voto: 8 ½ su 10

Viola è l’unica figlia femmina di una numerosa famiglia che, anni addietro, dal Sud Italia  si è trasferita a Roma, in cerca fortuna; in occasione del matrimonio di questa ragazza, in tanti sono arrivati da ogni parte d’Italia: gli zii tutti, compreso quello che trovò fortuna in America, e – a sorpresa – anche il fratello disperso, che da anni ha troncato ogni rapporto con l’anziano padre, uomo ombroso amareggiato dalla vedovanza e segnato da una malattia che non gli concede aspettative di guarigione.

A questa cerimonia, ai presenti si aggiungono gli assenti: coloro che di quel nucleo famigliare fecero parte sono tornati dall’aldilà per festeggiare Viola, e per riunirsi, seppur per poco, ai loro cari; di bianco vestiti, con un’intuizione scenica semplice ma efficace, si mescolano ai propri famigliari, a loro invisibili eppur presenti, e ancora una volta testimoni – e talvolta complici – di vecchie acredini e violenti rancori.

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Valentina Esposito, regista di questa pièce e fondatrice della factory Fort Apache Cinema Teatro, un progetto di formazione professionale alle arti dello spettacolo rivolto ai detenuti e agli ex detenuti, costruisce una messa in scena di viscerali passioni, imbevute d’amore e di rabbia e trova, nei suoi efficaci interpreti, una verità feroce e disarmante, a raccontare passioni e fragilità di uomini incapaci di perdonare (e perdonarsi) gli errori di un attimo, quegli sbagli che – per sempre – hanno segnato il corso di un’esistenza da lì in poi tormentata e senza pace alcuna.

Con la sola sbavatura di alcuni passaggi eccessivamente sottolineati da battute non necessarie e con il peccato veniale di un finale non pienamente incisivo, questo “Famiglia” è una messa in scena di prepotente veridicità, incanto malinconico di triste, onesta bellezza.

Marco Moraschinelli 

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