“Elysium”, la distopia fantascientifica di Blomkamp delude

Elysium (id. USA, 2013) di Neill Blomkamp, con Matt Damon, Jodie Foster, William Fichtner, Alice Braga, Talisa Soto, Diego Luna, Sharlto Copley, Michael Shanks, Carly Pope, Faran Tahir, Ona Grauer, Wagner Moura, Terry Chen, Jose Pablo Cantillo, Maxwell Perry Cotton, Adrian Holmes, Johnny Cicco 

Soggetto e Sceneggiatura di Neil Blomkamp

Fantascienza, 1h38’, Distribuzione Warner Bros. Pictures/Sony/Paramount, nelle sale dal 29 agosto 2013

Voto: 4 su 10

Il genere fantascienza è diventato quasi un ibrido con il “disaster movie”. Pensate al cartone Wall-E e al modo in cui la stessa Disney suggerisce un tempo prossimo dove del Pianeta Terra non rimane nulla se non macerie e nubi tossiche e la Vita è emigrata su nuovi pianeti tutt’altro che confortanti.

elysium-w625Elysium, del regista rivelazione di District 9 Neill Blomkamp, non si allontana da questa visione distopica e ipotizza un futuro dove addirittura solo i ricchi possono permettersi il lusso di emigrare nello spazio, a scapito dei poveri, che, al contrario, devono convivere nell’inospitale Terra, inquinata e priva di qualsiasi bellezza. È un caso che proprio in questo tempo di crisi dove si è maggiormente accentuato il divario ricchi/poveri, Blomkamp organizzi il duopolio buoni/cattivi, colpevoli/innocenti marciando proprio sulla differenza di classe sociale?

Jodie Foster interpreta un’antagonista poco convincente, piatto, bidimensionale, che, come se non bastasse, esce di scena molto presto, lasciando il posto a un secondo antagonista altrettanto macchiettistico. Damon, dal canto suo, interpreta un eroe un po’ troppo vittima e che fatica a convincere.

Un budget stimato attorno ai 100.000.000 di dollari che trova la sua giustificazione giusto nella parte tecnica di questa pellicola: ottima ricostruzione dei due mondi (Terra ed Elysium, appunto), estetica fotografica che fa da involucro a un contenuto al quanto discutibile. Sfarzo senza sforzo di scrittura, quindi, per l’ennesimo flop di un’estate cinematografica da dimenticare.

Andrea Ozza

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