“Detroit”, un film di Kathryn Bigelow, la recensione

Detroit (id, Usa, 2017) di Kathryn Bigelow con Algee Smith, John Boyega, Will Poulter, Jacob Latimore, Jason Mitchell, Jack Raynor, Anthony Mackie, Hannah Murray, Ben O’Toole, John Krasinski, Kaitlyn Dever, Laz Alonso, Malcolm David Kelley, Jeremy Strong

Sceneggiatura di Mark Boal

Drammatico, 2h 22′, Eagle Pictures, in uscita il 23 novembre 2017

Voto: 8 su 10

Nella notte fra il 23 e il 24 luglio del 1967, a Detroit, scoppiò una rivolta, protrattasi per circa tre giorni, nota come «12th Street Riots». L’evento scatenante fu la retata della polizia bianca in un locale notturno privo di licenza, frequentato perlopiù da gente di colore, nella zona Near West Side della città. Era sabato, e nel bar si festeggiava il ritorno di due militari dal Vietnam. Lo scontro tra afroamericani e forze dell’ordine fu di una violenza inaudita e sfociò nell’assedio dell’Algiers, un albergo dal quale partirono malauguratamente dei colpi di fucile a salve e che, in poco tempo, divenne teatro del sequestro di dodici persone, tra le quali anche due ragazze bianche, da parte di un manipolo di poliziotti accecati dal delirio razzista. Brutalizzazioni e umiliazioni durarono ore, i sopravvissuti non furono mai più gli stessi e la giustizia non fu in grado di assicurare il giusto corso ai colpevoli. Ciò che si sa è che i morti furono 43, 1.189 i feriti, oltre 7.200 gli arresti e più di 2.000 gli edifici distrutti, e che a tutt’oggi i Riots di Detroit, oltre a rappresentare una delle pagine più buie della storia degli Stati Uniti, sono ancora una ferita aperta nella costruzione della democrazia americana.

detroit-altaKathryn Bigelow e il suo sodale sceneggiatore Mark Boal (The Hurt Locker, Zero Dark Thirty) raccontano questi tragici eventi, dedicando gran parte della narrazione all’episodio avvenuto nel motel, e tenendo fede alla cifra stilistica che ha contraddistinto le loro ultime collaborazioni: poco spazio alla fiction, quel che conta è il resoconto crudo e serrato degli eventi. Sotto gli occhi dello spettatore scorre, così, un assemblaggio magistrale di sequenze dal forte impatto emotivo, sapientemente incasellate in una storia corale che abbraccia le ragioni civili di un’intera nazione. Il talento della Bigelow non fa sconti, l’albergo della mattanza diventa un antro infernale di orrori e fobie razziste, la macchina del cinema si affianca a uno spettacolare senso documentaristico.

Al netto di un eccesso di didascalismo forse inevitabile per ricreare la monotonia di quelle ore di terrore, Detroit è un film potente e necessario, che restituisce con precisione l’effetto del dramma e la sua oggettività, richiamando allo stato delle cose attuali attraverso gli errori del passato. Un film che richiede impegno e nervi saldi, che conferma ancora una volta la tempra autoriale di una regista che non scende a compromessi col sistema hollywoodiano.

Giuseppe D’Errico

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