“Carta straccia”, uno spettacolo scritto e diretto da Mario Gelardi, la recensione

CARTA STRACCIA
Storia romantica con musica nella Roma del 1968
di Mario Gelardi

con Pino Strabioli, Sabrina Knaflitz, Barnaba Bonafaccia
Musiche Carlo Vannini
Scene Paolo Iammarone
Costumi Antonella Balsamo
Coordinamento Martina Sarpero
Direzione tecnica Umberto Fiore

In scena all’OFF/OFF Theatre di Roma dal 28 Novembre al 9 Dicembre

Voto: 6 su 10

Roma, 1968. Una piccola bottega di carta artigianale è il microcosmo protetto nel quale convivono, malgrado le rispettive idiosincrasie, Teresa e Agostino, annoiati e battibeccanti  fratelli, soli entrambi e prossimi a un non bramato trasferimento nell’entroterra della provincia Laziale. A sparigliare le carte, più che l’imminente vento di rivoluzione sociale, che nel loro negozio giunge solamente attraverso le note delle canzoni di Mina e Patty Pravo, arriva all’improvviso un nipote sconosciuto, giovane, esagitato, bisognoso di aiuto ma soprattutto bello e sfacciato come l’incoscienza dei suoi vent’anni. Palpitano i cuori e si smuovono equilibri e ormoni, la gara per attirarsi le attenzioni del bel Remo è aperta, tra i due fratelli è battaglia di regali e attenzioni del quale il nuovo arrivato copiosamente approfitta, fino a rivelare un aspetto di sé che costringerà Agostino e Teresa ad azioni inaspettate.

Carta Straccia è una commedia divertente, palcoscenico per l’estro e l’innata simpatia che sia Strabioli che Knaflitz posseggono in abbondanza, tanto che spesso si sorride ad ascoltare le bonarie schermaglie che riempiono le placide giornate dei due protagonisti di questo grazioso spettacolo.

Nulla più che un innocuo divertimento, tuttavia, giacché il decorso narrativo della storia scritta da Mario Gelardi sembra essere funzionale solamente alla battuta facile ed indolore, montata per intrattenere il pubblico, fino ad arrivare ad un punto di svolta – la confessione del personaggio interpretato da Barnaba Bonafaccia – che giunge repentino e che si risolve in un atto poco verosimile e che, di fatto, poco scalfisce il decorso delle comode esistenze dei due protagonisti di questa garbata, inoffensiva messinscena.

Marco Moraschinelli

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