“Ave, Cesare!”, i Coen per un divertissement senza grande spessore

Ave, Cesare! (Hail, Caesar!, Usa, 2016) di Joel Coen e Ethan Coen con Josh Brolin, George Clooney, Tilda Swinton, Scarlett Johansson, Channing Tatum, Alden Ehrenreich, Ralph Fiennes, Jonah Hill, Frances McDormand, Veronica Osorio, Michael Gambon, Christophe Lambert, Clancy Brown, Alison Pill

Sceneggiatura di Joel Coen e Ethan Coen

Commedia, 1h 46′, Universal Pictures International Italy, in uscita il 10 marzo 2016

Voto: 6 su 10

I Coen e la vecchia Hollywood. Poteva e doveva essere un appuntamento irrinunciabile e invece l’occasione è andata in qualche modo sprecata, e non se ne capiscono bene le ragioni. Sarà per ansia da accumulo o per voglia di stupire a tutti i costi il pubblico cinefilo, fatto sta che Ave, Cesare! è solo un divertissement senza grande spessore, ipertrofico negli omaggi e slegato nella narrazione.

poster-ave-cesareNon si mette in dubbio la genialità dei due fratelli registi, né l’irriverenza con cui mettono in piedi una critica pungente allo star system cinematografico, partendo dalla macchina produttiva dei grandi kolossal americani dell’epoca d’oro. Però la loro sceneggiatura, oltre che eccessivamente elitaria, fatica a trovare ritmo e divertimento. La parata di star impiegate per l’operazione revival fa di tutto per non sfigurare rispetto ai modelli: Josh Brolin è il magnate che finanzia un peplum sulla vita di Cristo, George Clooney è il divo cicisbeo in costume da antico romano che viene rapito dagli sceneggiatori comunisti, Scarlett Johansson è l’attricetta di film acquatici che deve nascondere una gravidanza indesiderata, Channing Tatum è un (inguardabile) divo ballerino di musical con simpatie spionistiche, Tilda Swinton si sdoppia nei panni di due gemelle reporter scandalistiche, Frances McDormand è una montatrice che quasi finisce strozzata, Ehrenreich è un delizioso attore cowboy prestato al cinema drammatico. E ci sono anche Ralph Fiennes, Jonah Hill e un redivivo Christophe Lambert.

Lo spettacolo c’è (la fotografia incommensurabile è del grande Roger Deakins) ed è innegabile l’acume dello sfottò (ieri come oggi, l’industria della settima arte non è molto cambiata), ma le troppe esagerazioni e un’ironia non proprio di prima mano, a lungo andare, generano una certa noia, che si trasforma presto in insoddisfazione. I Coen hanno fatto di peggio, ma anche di molto meglio.

Giuseppe D’Errico

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