“Appuntamento al parco”, un film di Joel Hopkins, la recensione

Appuntamento al parco (Hampstead, GB, 2017) di Joel Hopkins con Diane Keaton, Brendan Gleeson, Lesley Manville, James Norton, Simon Callow, Jason Watkins

Sceneggiatura di Robert Festinger

Sentimentale, 1h 42′, BiM Distribuzione, in sala dal 14 settembre 2017

Voto: 6 su 10

Cinema che non fa male a nessuno, edulcorato nei temi e confortevole nelle dinamiche, animato da due grandi attori e inserito in una cornice bucolica che si scontra con lo strapotere edilizio: è Appuntamento al parco di Joel Hopkins, una commediola sentimentale lieve e riposante, classico feel good movie da guardare al tepore del camino, con il plaid sulle gambe e una tazza di tisana calda in mano. Per adesso è da gustarsi nelle climatizzate sale cinematografiche di metà settembre, ed è un privilegio che un piccolo film senile come questo abbia potuto godere del buio dei teatri italici, di certo poco abituati a dare spazio a prodotti simili.

54082Storia delle più improbabili, ispirata alle avventure del milionario Harry Hallowes, un eccentrico clochard irlandese protagonista di una battaglia legale diventata storica: impugnando le normative sull’usucapione, nel 2007 aveva sconfitto un gruppo di imprenditori immobiliari che voleva rimuovere lui e la sua baracca da un fazzoletto di terra nel lussuoso quartiere di Hampstead. La vicenda rivive nella finzione filmica in maniera decisamente più romantica, grazie alla presenza di una vedova americana sommersa di debiti che, dalla sua soffitta, scruta col binocolo la vita solitaria di un uomo che vive in una capanna fatiscente nel parco da oltre 17 anni. I due si conoscono e, in qualche modo, si piacciono, ma investitori senza scrupoli vogliono costruire dei palazzi di lusso su quel terreno. Riuscirà la vedova ad abbattere le convenzioni di classe e a lottare al fianco di quest’uomo che, dopo tanto tempo, è riuscito a farle battere nuovamente il cuore?

Ovvio che sì, anche se il copione di Robert Festinger (In the Bedroom, Trust) le prova tutte per scongiurare una inevitabile e morbidissima prevedibilità, al contrario della regia di Hopkins (Oggi è già domani) che invece è fiero di rispettare ogni appuntamento con le più classiche delle love stories della terza età. Ci si mettono una fotografia levigata e le musichine al pianoforte a rendere l’atmosfera ancora più leggiadra ma, fortunatamente, ci sono due grandi interpreti a tenere a freno l’effetto soporifero finale: Diane Keaton è sempre Annie Hall a Manhattan anche se si aggira raggiante tra le frasche londinesi, gli outfit sono inimitabili e anche la recitazione nevrotica e gesticolante è tenuta, per quanto possibile, sotto controllo; Brendan Gleeson si spoglia dei panni gravi a lui più congeniali, sfoggia panzone e zazzera selvaggia e non è mai stato così tenero.

Giuseppe D’Errico

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