“Allied – Un’ombra nascosta”, un film di Robert Zemeckis, la recensione

Allied – Un’ombra nascosta (Allied, Usa, 2016) di Robert Zemeckis con Brad Pitt, Marion Cotillard, Jared Harris, Lizzy Caplan, Matthew Goode, Daniel Betts, Simon McBurney

Sceneggiatura di Steven Knight

Spionaggio, 2h 04’, Universal Pictures International Italy, in uscita il 12 gennaio 2017

Voto: 6½ su 10

Ci sono tanti modi per sbagliare un film e al grande Robert Zemeckis è toccato il più banale. Allied – Un’ombra nascosta è dichiaratamente un omaggio a quel genere indimenticabile, misto di spy story e romanticismo, che ha infiammato gli schermi dell’epoca d’oro del cinema classico, quello reso unico e inarrivabile da registi come Michael Curtiz, Frank Borzage e Mervyn Le Roy. Ma chi non ricorda l’aura mitica che avvolgeva i protagonisti delle loro pellicole? Inutile citare Humphrey Bogart, a cui bastava qualche nota al pianoforte per tornare a struggersi al ricordo della sua amata Ingrid Bergman in Casablanca, o Vivien Leigh, disposta a tutto pur di ballare un ultimo valzer col suo ufficiale Robert Taylor in Il ponte di Waterloo. Altri attori, altri tempi.

locandinaOggi, a interpretare due agenti segreti in incognito durante la Seconda Guerra Mondiale ci sono Brad Pitt e Marion Cotillard. Il gossip li avrebbe voluti fedifraghi sul set, tanto da mandare a monte il matrimonio di lui con la “malefica” matrona Jolie. Francamente, a guardarli in scena, non si direbbe proprio. E non è tanto la totale assenza di alchimia tra i due a destare maggior sgomento, quanto l’assoluta distanza recitativa tra una raffinata e intensa attrice francese e un impalato, vitaminico e inespressivo bamboccione americano. A ogni buon conto, la Cotillard ha annunciato da qualche mese di aspettare un figlio da suo marito Guillaume Canet, con buona pace per il povero Brad.

Se si riesce a sopportare la presenza cerulea del biondo divo più che cinquantenne, col quadro in cantina a invecchiare per lui, allora si apprezzerà un filmone di solida fattura hollywoodiana, votato allo splendore di un’epoca lontana per il respiro appassionato del melodramma a sfondo bellico e per la ricchezza del decoro scenico; in caso contrario, invece, l’essere così fuori luogo da parte di Pitt minerà fatalmente ogni credibilità di narrazione. Il regista, sulla scorta di una scaltra sceneggiatura firmata da Steven Knight (La promessa dell’assassino, Locke), piena di eco a Hitchcock e ai giochi di spie di Ken Follett, filma l’intrigo con consumato mestiere, piazzando qua e là alcune sapide mosse da vecchio volpone. Si nota, però, che il lavoro è su commissione perché manca la magia del precedente e sfortunato The Walk. Tuttavia, lo spettacolo sentimentale, in bilico tra kitsch e sublime, regge a meraviglia, la copula durante una tempesta di sabbia si farà ricordare e la bella Marion ha occhi che sanno ammaliare.

Giuseppe D’Errico

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