“7 Psicopatici”: un trionfo di violenza e divertimento

7 Psicopatici (GB, 2012) di Martin McDonagh con Colin Farrell, Woody Harrelson, Christopher Walken, Sam Rockwell, Tom Waits, Abbie Cornish, Olga Kurylenko.

Sceneggiatura di Martin McDonagh

Commedia, 1h 49′, Moviemax, in uscita l’8 novembre 2012

Vincitore del Premio del Pubblico al Toronto International Film Festival 2012

Voto: 7½ su 10

Se  In Bruges-la coscienza dell’assassino aveva segnato un più che brillante ingresso nel mondo del cinema per un giovane e talentuoso regista anglo-irlandese, 7 psicopatici assicura a Martin McDonagh una stellina nel firmamento hollywoodiano. A quattro anni da quell’esordio sul grande schermo, il regista sceglie ancora come protagonista Colin Farrell, gli affianca 6 psicopatici (che insieme a lui fanno i 7 del titolo), innesca la bomba, e il risultato è a dir poco esplosivo.

7 psicopatici  è un film che racconta la storia di un film, quello che lo sceneggiatore Marty (Farrell),irlandese in crisi ad Hollywood, vorrebbe scrivere a proposito della vita degli altrettanti pazzoidi, reali o solamente immaginati, che alimentano la sua ispirazione. Le vicende si intrecciano in maniera sempre più surreale in un delirio collettivo che, a partire dal rapimento del cane “sbagliato”, dà il via ad una serie di reazioni a catena in un tripudio di insania irresistibilmente comico.

Tutto in questo film è sovrabbondante e sopra le righe, proprio come ci si aspetterebbe da un titolo del genere. A cominciare dalle interpretazioni di un cast stellare, selvaggio e senza timore di Dio proprio come il linguaggio parlato, colorito per un uso irriverente e triviale della parola, e colorato da una sequela continua di battute fulminanti, che rendono i dialoghi spassosi; per non parlare poi della violenza esageratamente offerta in tutte le salse. Il sangue sgorga a fiumi, le battute non danno neanche il tempo di fermarsi che ne è già in arrivo un’altra, e il turpiloquio scorre così fluido nel contesto, che dopo un po’ ci si abitua e neanche ci si fa più caso, perché diventa la norma nella comunicazione di un film come questo.

McDonagh cuce,con dovizia di particolari, ruoli da perfetti squilibrati addosso ai suoi attori, proprio come un abile sarto, ma anche loro si mostrano modelli impeccabili al suo servizio, in grado di indossare alla perfezione l’abito/ruolo pensato per ciascuno.

Ottimo l’intero cast, ma una lode particolare la merita Christopher Walken, trasformato da eterno cattivo del cinema a mistico pacifista, che non beve alcoolici ma che nemmeno disdegna il peyote.

Tutto qui è sovraccarico -si diceva- ad eccezione, però, della regia, che regala immagini intense e un uso della macchina da presa che forse è la sola cosa in questo omaggio sui generis all’arte cinematografica, a rimanere sobria ( un esempio per tutti sono le riprese mozzafiato in campo lunghissimo nel deserto).Nello sviluppo di questo film tutto in divenire il pulp si fa splatter, il surreale non lascia il benché minimo spazio per un solo collegamento con la realtà, eppure lo spettacolo mantiene la sua originalità. Nonostante l’ambizione di voler raccontare se stesso nel suo stesso progredire, 7 Psicopatici riesce benissimo nell’intento di essere al contempo quello di cui si sta parlando e quello a cui si sta assistendo, e cioè (in)sano e puro intrattenimento.

Forse l’unico rimprovero che si potrebbe fare a McDonagh è di non aver intitolato il film 8 Psicopatici, con un ulteriore riferimento a se stesso, perché -ad essere sinceri- per scrivere e realizzare un film come questo bisogna essere per primi un po’ folli nel profondo.

Natalia Patruno

One Response to “7 Psicopatici”: un trionfo di violenza e divertimento

  1. Michele Daretti ha detto:

    Ciao,
    innanzitutto complimenti per l’ottima recensione. Dopo aver visto il film non posso che concordare su tutto. Mi è piaciuta soprattutto la tua descrizione di sovrabbondanza costante.
    Estremi gli uomini, estremo il paesaggio in un film nel film che celebra la follia, eppure…
    Eppure, nonostante ogni dettaglio sia calcato con forza, talvolta i canali di senso tra un personaggio e l’altro e tra loro e la trama fuoriescono e si mescolano, poiché persino dietro un atto estremo può celarsi il seme della speranza.
    Eppure, in ultima analisi, proprio questa follia, questa irrazionalità, questa sovrabbondanza sono così terribilmente umane che il confine si fa labile, sono la nostra firma peculiare nella storia.
    Ancora complimenti. Un film da gustare.

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