“47 Ronin”, uno dei kolossal più soporiferi che genere ricordi

47 Ronin (id, Usa, 2013) di Carl Rinsch, con Keanu Reeves, Hiroyuki Sanada, Tadanobu Asano, Rinko Kikuchi, Kô Shibasaki, Jin Akanishi, Min Tanaka, Cary-Hiroyuki Tagawa, Neil Fingleton, Togo Igawa

Sceneggiatura di Hossein Amini, Chris Morgan

Avventura, 1h 59′, Universal Pictures, in uscita il 13 marzo 2014

Voto: 3 su 10

Non chiamatela leggenda. La storia raccontata in 47 Ronin appartiene alla più sacra tradizione nipponica, celebrata ogni anno e tramandata per secoli e per ogni generazione a venire. Già adattata per ben due volte al grande schermo (nel 1941, con il capolavoro di Kenji Mizoguchi La vendetta dei 47 ronin, e nel 1961 da Hiroshi Inagaki), tocca ora all’esordiente regista inglese Carl Rinsch, sulla scorta di un copione di Chris Morgan (responsabile di una manciata di film della serie Fast & Furious), riportare in auge il respiro epico di tale mito.

47_ronin_073634La missione, però, fallisce clamorosamente in uno dei kolossal più soporiferi che genere ricordi. Per raccontare l’impresa di un manipolo di samurai, ripudiati – e per questo definiti ronin – dopo l’hara-kiri coatto del loro padrone, e coalizzati per vendicare il sopruso subìto sotto la guida del mezzo sangue Kai (Reeves), il regista sperpera un budget folle (oltre 175 milioni di dollari) e rinuncia a ogni spessore drammaturgico. Ne viene fuori un’ingenua baracconata priva di qualunque ritmo, tra sfilate in tinta pastello, dragoni volanti e duelli tremebondi in barba alla leggerezza dello stile wuxiapian. La recitazione impagliata del cast, con un demoralizzante Keanu Reeves in testa, e la terribile prosopopea dei dialoghi danno il colpo di grazia a un film mortalmente piatto e noioso, giustamente condannato a un sanguinoso tonfo di pubblico e critica in patria.

Giuseppe D’Errico

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